La lama e la rosa

Le vicende narrate nel romanzo si svolgono tra il maggio dell'anno 1212 e l'agosto dell'anno 1241 dell'era cristiana. I protagonisti si muovono in uno spazio che ha come epicentro Palermo, Roma, Hagenau, ma il cui perimetro esterno congiunge Lalibela in Etiopia, Taiz nell'Arabia meridionale, l'isola di Soqotra al largo del corno d'Africa, e la costa del Malabar in India, Peshawar nel Kashmir, lo sterminato impero mongolo, l'impero germanico e quello bizantino, i principati russi, Genova, Venezia, le città della Palestina dove si combatte tra cristiani e islamici. E' il tempo della teocrazia pontificia, della lotta contro l'eresia cataro–albigese, dell'Inquisizione, delle Crociate per la riconquista dei Luoghi Santi della cristianità, degli ordini cavallereschi, della grande letteratura cortese. Su di una tale complessa realtà storica europea incombe l'incubo dei mongoli (o tartari com'erano allora chiamati) che, dalle lontane terre del Cathay hanno raggiunto, tutto travolgendo, i confini orientali dell'impero germanico e annientato i sultanati arabo–islamici orientali: l'invocazione ricorrente in tutta Europa sarà «Libera nos Domine a furore Tartarorum», ripetuta nelle chiese durante la celebrazione delle più solenni funzioni religiose. Un mercante giudeo, cresciuto alla corte degli imperatori germanici Hohenstaufen nel castello di Hagenau, è incaricato dagli armatori genovesi di procurare alla Chiesa, che s'appresta a tenere il grande concilio ecumenico che esalterà la figura della Vergine Maria, il più nobile degli incensi, quello dell'isola di Soqotra, e una nuova rosa, ottenuta nei giardini di Lalibela, capitale dell'impero etiopico governato dal sovrano cristiano Lalibela.